Trent’anni di bene comune

di 
L’8xmille. In questi ultimi tre decenni il sistema di finanziamento della Chiesa ha contribuito alla “promozione dell’uomo”, al bene comune della Chiesa e del paese nel quadro della “reciproca collaborazione” tra Repubblica Italiana e Santa Sede.
 

Quando il 23 febbraio 1984 viene insediata la Commissione paritetica per la formulazione dell’Accordo di modifica del Concordato, il sostentamento del clero italiano era ancora in gran parte assicurato dagli assegni supplementari di congrua. Gli assegni di congrua presupponevano l’esistenza nell’ambito dell’ordinamento della Chiesa del cosiddetto sistema beneficiale che tendeva ad assicurare il sostentamento dei titolari degli uffici ecclesiastici mediante i redditi di specifici patrimoni annessi agli uffici stessi. In tale situazione lo Stato stabiliva per legge per determinate categorie di uffici, ad esempio vescovi diocesani e parroci, un livello minimo di reddito chiamato “congrua” in quanto ritenuto sufficiente al sostentamento dei rispettivi titolari. E, al contempo, lo stesso Stato si impegnava a integrare con appositi assegni, destinati ai singoli sacerdoti, le rendite dei rispettivi benefici nel caso non raggiungessero tale ammontare.

Un impegno che, ovviamente, si coniugava a un penetrante controllo governativo sulla gestione dei relativi patrimoni.

Nessuno dei sistemi sperimentati dalla Chiesa cattolica nel corso dei secoli o attualmente utilizzati per provvedere al sostentamento dei propri ministri risulta esente da critiche. Ma il sistema degli assegni supplementari di congrua presentava inconvenienti talmente gravi da renderne necessario il superamento. Esso, infatti, non assicurava il sostentamento di tutto il clero, ma solo di quello preposto a determinati uffici, rendeva i sacerdoti che percepivano l’assegno dipendenti economicamente dallo Stato, limitava la libertà della Chiesa nella sfera patrimoniale. Inoltre risultava incompatibile con gli insegnamenti conciliari e le disposizioni del nuovo Codice di diritto canonico che, tra l’altro, prevedevano il superamento del sistema beneficiale e l’istituzione di istituti diocesani che provvedessero al sostentamento del clero. Tuttavia, quando la Commissione inizia a occuparsi della materia, non si pensava a riforme tanto radicali come quelle che si sono poi realizzate. Solo col passare del tempo e l’approfondimento della riflessione risultò evidente che non era possibile emendare il sistema delle congrue. Occorreva superarlo integralmente.

La Chiesa, incamminandosi su questa via, ha dimostrato un singolare coraggio e una grande fiducia nel popolo italiano: da un lato rinunciava alla sicurezza offerta dai contributi statali, e, dall’altro, si affidava integralmente alle scelte volontarie di cittadini e fedeli. Un coraggio che, a giudizio di non pochi, sfiorava la temerarietà in quanto mancavano totalmente valutazioni attendibili e motivate circa i possibili esiti di una opzione così impegnativa. Ogni anno in occasione della dichiarazione dei redditi da parte dei cittadini, la Chiesa continua ad affidare le proprie esigenze di natura economica alle libere determinazioni dei contribuenti, sottoponendo quindi la sua credibilità al giudizio dei contribuenti.

L’8xmille per il bene comune della società.  Per una piena attuazione della libertà religiosa

Il sistema introdotto nel 1985 ha avuto positive ricadute di grande rilevanza anche sulla società italiana nel suo complesso. Innanzitutto ha favorito la piena attuazione della libertà religiosa dei singoli cittadini e delle confessioni religiose. Occorre ricordare che il nuovo sistema venne concepito e strutturato per la Chiesa cattolica, ma nella dichiarata prospettiva di estenderlo anche ad altre confessioni, qualora queste intendessero avvalersene. Si è venuto così a creare in materia di finanziamento, sia pure con qualche eccezione, una sorta di diritto comune riguardante tutte le confessioni religiose che sono pervenute ad accordi con lo Stato. E si è anche chiaramente riconosciuta la rilevanza costituzionale e sociale delle confessioni religiose. Ed è particolarmente significativo che le stesse confessioni possano avvalersene non solo per attività di religione e di culto, ma anche per interventi sociali, assistenziali, umanitari e culturali in Italia e all’estero.

Si deve poi constatare che il sistema dell’8xmille ha ispirato significative innovazioni nell’ordinamento giuridico del paese, anche al di là della materia ecclesiastica. Non si può certo considerare un caso che dopo la sua introduzione si sia notevolmente ampliata nel sistema tributario sia la deducibilità delle oblazioni volontarie sia la destinazione di quote delle imposte da parte dei contribuenti a determinati scopi di loro gradimento. Si pensi alle disposizioni relative alle oblazioni in favore delle onlus e delle associazioni di promozione, al sistema del cinque per mille a favore degli enti di volontariato e delle associazioni sportive dilettantistiche, a quello del due per mille per i partiti politici.

Si può dunque affermare che l’8xmille, istituito originariamente per la sola Chiesa cattolica e poi esteso ad altre confessioni, per ora dodici, ha ispirato una evoluzione dell’intero sistema tributario in senso democratico, grazie alla valorizzazione delle libere scelte dei contribuenti.

L’opera dei sacerdoti per il bene comune della società

L’8xmille contribuisce efficacemente al bene comune della società italiana anche in molte altre forme, come risulta particolarmente evidente se si considerano le concrete modalità del suo utilizzo da parte della Chiesa cattolica. Come noto le risorse che ne derivano devono, dalla stessa, essere innanzitutto destinate ad assicurare il dignitoso sostentamento dei sacerdoti che prestano servizio in favore delle rispettive diocesi. Si tratta di un obbligo che la Chiesa si è assunta firmando gli Accordi del 1984. Ebbene, si può con certezza affermare che il più rilevante modo con cui l’8xmille contribuisce al bene pubblico del paese è proprio quello di garan­tire ai sacerdoti i mezzi necessari all’esistenza, permettendo loro di dedicarsi integralmente al ministero e all’esercizio di tutte le opere di carità materiali e spirituali in favore non solo dei fedeli ma, a ben guardare, anche di tutti i cittadini. Per dimostrare la verità di questo assunto è opportuno mettere in luce, a titolo di esempio, una attività specifica svolta personalmente da tanti sacerdoti: la direzione degli oratori. Nella sola diocesi di Milano più di 550 sacerdoti sono impegnati in queste opere, frequentate da circa duecentomila ragazzi. E tra questi non meno di trentamila sono stranieri e non pochi mussulmani. Si tratta, dunque, di istituzioni aperte a tutti e di grande rilevanza educativa e sociale.

Per un’efficace opera di promozione

Se negli ultimi trent’anni l’8xmille ha significativamente promosso il bene comune della Chiesa, ancora più evidente risulta il suo contributo al bene della società italiana nel suo complesso. Esso, infatti, da un lato ha favorito la libertà religiosa nonché l’evoluzione in senso democratico del sistema impositivo, e, dall’altro, ha consentito la realizzazione di rilevanti iniziative di carattere sociale, assistenziale e culturale a favore dell’intera popolazione italiana e di paesi del terzo mondo.

In questa esperienza si può dunque senz’altro riconoscere una significativa, anche se parziale, realizzazione di quella sana cooperatio tra Chiesa e Stato che è stata auspicata dal Concilio Vaticano II e a cui la Repubblica italiana e la Santa Sede si sono reciprocamente impegnati con i Patti del 1984.

Tuttavia occorre ribadire che i positivi risultati finora conseguiti non devono minimamente indurre ad attenuare l’impegno per la promozione dell’8xmille e delle offerte deducibili. Un’opera di promozione che comprende necessariamente diversi aspetti di carattere per così dire contingente. Come, per esempio, favorire la conoscenza del sistema nel suo funzionamento e nei suoi apprezzabili esiti. E porre attenzione a correggere erronee convinzioni come il timore che la firma comporti un esborso ulteriore a quanto già dovuto a titolo di imposta. E a sfatare faziosi pregiudizi come la calunnia che si tratti di un sistema privilegiario per la Chiesa cattolica, mentre, come si è visto, esso è offerto a tutte le confessioni religiose che pervengano a un’intesa con lo Stato.

Ma tutti questi aspetti irrinunciabili dell’opera di promozione non devono assolutamente far dimenticare che la stessa è essenzialmente una attività di natura culturale, in quanto, se non fosse diretta a rendere i suoi destinatari partecipi delle ragioni che stanno alla base del sistema, conseguirebbe risultati esigui e non duraturi, come ogni gesto dell’uomo privo di adeguate motivazioni.