La Tappa continentale del Sinodo come atto di fede nello Spirito

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La tappa continentale, inserita per la prima volta nel processo sinodale, quale ulteriore tempo di ascolto, dialogo e discernimento, testimonia una Chiesa tesa a vivere l’unità nella diversità in un dialogo costante con gli uomini e le donne del nostro tempo e le loro culture.

«Grazie di essere qui per l’apertura del Sinodo».

Con queste poche parole pronunciate il 9 ottobre 2021, papa Francesco ha compiuto una rivoluzione nel modo di comprendere e vivere l’istituzione del Sinodo1. Il pontefice ha infatti aperto il Sinodo sulla sinodalità con un processo sinodale. Con questa scelta inaudita, papa Francesco non solo ha eliminato qualsiasi tentativo di  pensare il processo sinodale – e pertanto anche la Tappa continentale – come un momento propedeutico alla XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, ma ha mostrato come la sinodalità, ancor prima di essere un tema o un modello ecclesiologico da elaborare o aggiornare, è innanzitutto un modo di essere, uno stile  che si impara e si approfondisce attraverso l’esperienza personale e comunitaria. Allo stesso tempo, papa Francesco testimonia di rimanere fedele a quanto intuito e poi espresso nella Evangelii gaudium, manifestando come il tema della sinodalità sia non solo al centro del suo pontificato, ma anche che «il cammino della sinodalità è il  cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio»2. In Eg, il pontefice ci ricordava infatti che il tempo è superiore allo spazio; l’unità prevale sul conflitto; la realtà è più importante dell’idea e il tutto è superiore alla parte.

Applicando questi criteri alla tappa continentale, possiamo affermare che, quanto è stato vissuto e compiuto tra novembre 2022 e marzo 2023 sul documento di lavoro predisposto per l’occasione da parte di diversi gruppi sinodali, è più importante delle stesse assemblee sinodali e degli esiti che queste hanno prodotto3; che il consenso raggiunto attraverso un onesto lavoro di ascolto, dialogo e discernimento, vale più delle discussioni a volte anche accese; che l’esperienza della sinodalità vissuta durante questa tappa e specialmente durante le assemblee continentali vale più dell’idea che possiamo avere della sinodalità; infine, che quanto emergerà dall’analisi dei  sette documenti finali continentali sarà di maggior valore rispetto al singolo documento. Di fatto, a ben guardare, l’attuale processo sinodale, anche attraverso la tappa continentale, sta permettendo «la costruzione di un popolo in cui le differenze si armonizzino all’interno di un progetto comune»4. Infatti, il processo sinodale sta sempre  più permettendo a molti battezzati di riappropriarsi del loro essere membra del Popolo di Dio. Questa presa di coscienza permette di superare un passato recente che ha enfatizzato la dimensione gerarchica della Chiesa. Pensare la Chiesa come Popolo santo di Dio non è certo una novità, ma piuttosto il ritornare alle origini della  Chiesa quando si pensava come comunità di fedeli con carismi e ministeri che non erano in antinomia, ma complementari.

Una tappa continentale perché anche la Chiesa ha bisogno dell’altro

L’essere umano non è una monade solitaria, chiusa in se stessa, ma ha nella sua natura quell’insito bisogno dell’altro, di essere un io per l’altro. Solo nell’incontro può realmente adempiere alla sua natura. Lo stesso può dirsi delle comunità cristiane di uno specifico territorio, ossia le Chiese particolari, ossia le singole comunità cristiane  di un territorio circoscritto, guidate da un vescovo, e «nelle quali e dalle quali sussiste l’unica e sola Chiesa cattolica»5. Sin dall’età apostolica, le comunità nate dalla predicazione degli apostoli hanno immediatamente sentito l’esigenza della relazione nel loro comune desiderio di vivere meglio la novità del Vangelo. Capirono immediatamente che solo nel loro mettersi in relazione era possibile preservare l’unità della Chiesa e l’autenticità del messaggio cristiano nel tentativo di rispondere alle sfide che l’incontro del Vangelo con le culture dell’epoca portava con sé. È quanto testimonia il cosiddetto “Primo Concilio di Gerusalemme” (Atti 15,1-33). Ogni epoca ha dovuto affrontare questo dialogo con le culture del tempo: questo vale anche per l’oggi della Chiesa! Così, questa Tappa continentale è stata inserita all’interno del processo sinodale non solo per enfatizzare il movimento dialogico tra la Chiesa universale e le Chiese particolari, ma anche per incoraggiare la creazione o il  rafforzamento di legami tra Chiese vicine, nella consapevolezza che esistono dinamiche, tensioni, sfide e peculiarità storico-culturali specifiche e rintracciabili a livello di singolo continente e regione6.

Un ascolto trasformante solo con un atto di fede

Quanti si erano cimentati in un ascolto sincero durante la prima tappa del processo sinodale – quella relativa all’ascolto ad ampio raggio del Popolo di Dio – hanno potuto sperimentare questa verità dell’essere un io per l’altro e così, la bellezza di riconoscere e di essere riconosciuto fratello, creatura amata da Dio con pari dignità a  prescindere del proprio status sociale e/o ecclesiale.

Lo stesso può dirsi dell’ascolto-dialogo tra le Chiese particolari di uno stesso continente7. La celebrazione della Tappa continentale ha portato, infatti, a una maggiore consapevolezza dell’importanza di camminare insieme nella Chiesa anche come comunione di comunità. Nel corso di ogni assemblea è stato possibile constatare una vera e propria trasformazione tra i partecipanti (vescovi, consacrati, laici) e tra comunità ecclesiali. Se impariamo ad ascoltarci realmente anche come Chiese, allora realmente possiamo camminare insieme, anche con le Chiese e comunità cristiane sorelle e perfino con le altre religioni. Questo, tuttavia, presuppone una condizione  imprescindibile. Imparare ad ascoltare lo Spirito. Avere fede che è lo Spirito di Dio a guidare il suo Popolo a cui non fa mai mancare la sua assistenza. È necessario credere che lo Spirito parli attraverso ogni singolo membro del Popolo di Dio. Le assemblee continentali sono state tutte un vero e proprio atto di fede nello Spirito  Santo. 

Una Chiesa non solo di pastori ma di un Popolo

La conseguenza di questo atto di fede durante le assemblee continentali ha permesso ai vescovi di riconoscere la voce dello Spirito attraverso i loro fedeli, e ai fedeli di riconoscere nei loro pastori – e nel loro discernimento – la loro funzione di guida. L’essere docile allo Spirito significa lasciare libero lo Spirito di armonizzare le diversità delle voci in una sinfonia. Di fatto, tutte le assemblee continentali sono state assemblee ecclesiali, assemblee del Popolo di Dio, dove tutti hanno potuto parlare liberamente senza riserve, pregare insieme e mostrare la loro grande passione per Cristo e la sua Chiesa.

Una Chiesa meno istituzione e più Popolo

Molto potrebbe essere ancora aggiunto sui benefici per la Chiesa di queste assemblee continentali8. Ed è a partire dai frutti di queste assemblee, e da quanto esse hanno espresso, che la segreteria generale del Sinodo ha preparato l’Instrumentum laboris (lett. il “documento di lavoro”) per la XVI Assemblea ordinaria del Sinodo dei  vescovi di ottobre 20239.

Se uno dei segni dei tempi è la disaffezione della gente nei confronti delle istituzioni, la tappa continentale è stata un altro tassello per aiutare la Chiesa a pensarsi innanzitutto come comunità di persone in relazione e a servizio di una missione comune. Certamente la conversione sinodale della Chiesa passa anche attraverso il prendere veramente sul serio, da parte dei pastori e degli stessi fedeli, il senso di appartenere a una comunità dove tutti godono della stessa dignità di figli di Dio.

L’ascolto è un esercizio complicato e non senza difficoltà e pericoli. Lo stiamo apprendendo ascoltandoci veramente gli uni gli altri (è quanto perlomeno ci mostrano le prime due fasi del processo sinodale). La tappa continentale ha permesso di approfondire e confermare l’intuizione iniziale nello scegliere la conversazione spirituale come metodo e stile sinodale di ascolto, dialogo e discernimento nella vita della Chiesa. Essa consiste in tre fasi che aiutano a passare da un “io” a un “noi”, dalla confusione all’armonia. Questo metodo è volto a creare comunione e consenso quando si affronta un tema, un problema o una sfida. Ancora prima delle parole, al centro  di questo metodo è il silenzio, la preghiera e la relazione con l’altro. Il dialogo tra le Chiese particolari ha permesso di verificare come questo metodo, associato ad altre pratiche di altri contesti regionali specifici (ad es. il palaver, l’ubuntu e ujamaa africani), può aiutare a creare nella Chiesa uno spirito comunitario, di appartenenza, di  lavoro in squadra, di solidarietà, inclusività, ospitalità e convivialità10.

La Tappa continentale ci ha insegnato che è necessario che l’ascolto del popolo di Dio alla base del discernimento comunitario diventi un modo permanente dell’essere, dell’agire e del procedere della Chiesa sinodale.

Note

1 Cfr. bit.ly/3BTBNUu (ultima consultazione, 24.03.2023).
2 Francesco, Discorso in occasione della Commemorazione del 50° anniversario dell’Istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015, AAS 107 (2015) 1139 (bit.ly/3MSGMet – ultima consultazione, 24.03.2023).
3 La Tappa continentale è iniziata ufficialmente il 15 agosto 2021, data che segnava il termine ultimo per la consegna delle sintesi nazionali della prima tappa, anche se il Documento di lavoro per la Tappa continentale è stato pubblicato solo il 27 ottobre scorso.
4 Cfr. Eg 221.
5 Cfr. CIC 368; Communionis notio, 7.
6 Cfr. Fratelli tutti, 15.
7 Più che il criterio geografico – comunque presente – le sette “regioni continentali” si sono basata soprattutto sulla presenza delle Riunioni internazionali delle Conferenze episcopali, più qualche altro accorgimento. Per ulteriori informazioni, si rimanda alla pagina “Tappa continentale” del sito della Segreteria generale del Sinodo  (synod.va).
8 Quanti desiderano approfondire l’esperienza di ogni singola assemblea continentale, possono visitare il portale synod2023.org predisposto dalla Segreteria generale del Sinodo. 
9 Il 15 marzo scorso, la Segreteria generale del Sinodo ha istituito la Commissione preparatoria per i lavori della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi (4-29 ottobre 2023) che ha tra le sue mansioni anche quella di seguire e facilitare la preparazione dell’Instrumentum laboris.
10 I significati sono molteplici, ma in generale possiamo dire che iI palaver (lett. “albero delle chiacchere”) è il luogo attorno a cui si riuniscono i membri di una stessa comunità per dialogare, informare e prendere decisioni; l’ubuntu (lett. “benevolenza verso il prossimo”) è un modello etico / regola di vita che si basa sulla lealtà e le  relazioni reciproche tra persone. Mette al centro la compassione, la relazione con l’altro e l’aiuto reciproco; infine, l’ujamaa (lett. “famiglia estesa”) secondo cui la persona diviene ciò che è attraverso la gente della sua comunità, oppure che ogni membro [della famiglia estesa] è al servizio della comunità.