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Il multilateralismo: una bussola per l’era globale

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Il multilateralismo: una bussola per l’era globale

«Dire che non bisogna aspettarsi nulla sarebbe autolesionistico, perché significherebbe esporre tutta l’umanità, specialmente i più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico. Se abbiamo fiducia nella capacità dell’essere umano di trascendere i suoi piccoli interessi e di pensare in grande, non possiamo rinunciare a sognare che la COP28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente. Questa Conferenza può essere un punto di svolta» (LD, 53-54).

In cammino verso la XVIII Assemblea nazionale

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In cammino verso la XVIII Assemblea nazionale

L’Azione cattolica italiana ha intrapreso il percorso verso la celebrazione della sua XVIII Assemblea nazionale, lo sta facendo in primo luogo attivando un processo autenticamente sinodale di partecipazione da parte di tutti soci, ragazzi giovani e adulti, in quasi tutte le diocesi italiane e in oltre 4500 realtà parrocchiali e interparrocchiali. Un processo possibile grazie all’impegno quotidiano dei suoi oltre 38.000 responsabili associativi e dei circa 7000 assistenti presenti ad ogni livello della vita associativa.

Tempo di discernimento ecclesiale

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Tempo di discernimento ecclesiale

L a Chiesa sta vivendo un tempo intenso di conversione verso forme più sinodali del suo agire. Ma cosa significa questa “conversione sinodale” e, soprattutto, perché la Chiesa è chiamata a compierla? È utile, per capirlo, ritornare alla domanda fondamentale che ha dato inizio al processo in atto: «Come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?»1 .

La guerra non sia uno status quo

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La guerra non sia uno status quo

L a rivista inglese «The Tablet» ha raccontato che un gesuita che vive a Gerusalemme ha ricevuto a metà ottobre la visita di Haim, un rabbino ortodosso suo amico. Il religioso ebreo era sconvolto, avendo officiato diciotto funerali in quarantotto ore. Tra i morti c’erano un cugino che era stato decapitato e un bambino colpito da colpi di arma da fuoco nella culla. Aspettava con trepidazione notizie di parenti e amici rapiti da Hamas. «Haim ha urlato il suo dolore, la sua rabbia, la sua angoscia» ha detto il gesuita, che ha ascoltato e ha pianto con lui.

Parole e gesti che a Lampedusa narrano un altro Mediterraneo

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Sono passati dieci anni dalla visita di Francesco a Lampedusa: era l’8 luglio del 2013. La sua visita e la sua omelia sono state lette dallo storico Alberto Melloni come programmatiche dell’intero pontificato1 , come le note del suo magistero della realtà e della prossimità con cui sintonizzarsi; ponendo poi, da fine storico, un’intrigante analogia con il discorso di apertura del Concilio di Giovanni XXIII.

Volti di papato in un periodo di transizione

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Volti di un papato in un periodo di transizione

Con la morte di Benedetto XVI si è concluso un periodo particolarmente interessante per gli studiosi del papato e, più in generale, per chi si occupa di questioni che riguardano la struttura gerarchica della Chiesa. Si è trattato di un arco di tempo che potrebbe essere racchiuso  tra due date: l’11 febbraio 2013, giorno in cui papa Benedetto rinuncia al ministero di vescovo di Roma, e il 31 dicembre 2022, suo dies natalis.

Il grande abbraccio tradito

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Il grande abbraccio tradito

Il mar Mediterraneo ha un’estensione ristretta e ben circoscritta che lo ha reso abitabile, avvicinando i lembi di terra che lo abbracciano e mettendo in comunicazione i popoli circostanti, superando le barriere della diffidenza e favorendo l’accettazione complementare delle  rispettive diversità. Dunque questo è un mare dell’abbraccio e un mare che abbraccia. Ciò non deve, in ogni caso, indurre la falsa sensazione che il Mediterraneo sia stato e sia ancora un’oasi di pace nel contesto di una vagheggiata età dell’oro.

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