Lo scorso 10 settembre, mentre si trovava presso la Utah University, è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco il giovane e non più soltanto promettente – era infatti ben noto da anni all’opinione pubblica statunitense – Charlie Kirk, una delle figure chiave del movimento MAGA e fondatore di Turning Point USA, un’organizzazione nata ufficialmente con lo scopo di emancipare gli studenti per «promuovere la libertà»1, ma con l’intento non così velato di raccogliere quanti più consensi nelle fasce giovani dell’elettorato statunitense. Una tragedia che trascende il colore politico di appartenenza, perché mai una morte può essere legittima.
«Own the libs»: il dibattito secondo Charlie Kirk
Com’è noto, la morte di Kirk è avvenuta durante un dibattito organizzato all’interno della cornice più ampia dell’American Comeback Tour, ciclo di conferenze universitarie in cui, data una tesi, l’attivista provava a screditare le argomentazioni dell’avversario.
Per quanto si sia parlato di grandi abilità oratorie – in generale gli si deve riconoscere una certa capacità di attrazione delle masse, tanto che i suoi eventi registravano migliaia di presenze –, basta guardare un qualsiasi video sulle sue conferenze per rendersi conto di quanto per Kirk fosse importante la delegittimazione del pensiero progressista.
Ciò emerge nel suo modo di argomentare, modalità che negli ambienti di destra è nota con l’espressione ≪own the libs≫2, letteralmente «possedere i liberali», ossia distruggere le loro argomentazioni attraverso provocazioni e domande incalzanti. Emerge anche nell’uso di espedienti retorici che, talvolta, spostano l’argomentazione o la rendono più facilmente attaccabile: è il caso in cui, utilizzando la fallacia logica dell’appello all’autorità, chiude le argomentazioni relative all’immigrazione negli Stati Uniti, dichiarando che, poiché in molti casi avviene in maniera illegale, essa vada condannata, senza però sviscerare le scelte politiche a causa delle quali l’immigrazione negli USA viene resa illegale, ed eludendo poi le motivazioni di natura personale, sociale ed economica che spingono una persona a tentare l’attraversamento dei confini statunitensi; o ancora, l’argumentum ad ignorantiam, attraverso il quale prova a smontare l’efficacia della cosiddetta affirmative action, ossia lo strumento politico che permette di avere nelle università delle quote riservate a membri di minoranze etniche, e sostiene, pur non potendo provare un rapporto di causalità, che i test degli studenti e delle studentesse afroamericane hanno punteggi più bassi perché vengono da «contesti socioculturali inferiori (a quelli dei bianchi) che non danno priorità all’istruzione»3; o ancora, che gli uomini non saranno mai bravi quanto le donne nel prendersi cura (di altri) o nell’istruzione elementare per differenze di tipo biologico: argomentazione che non tiene dunque conto del diverso modo di crescere bambini e bambine nella nostra società e degli stereotipi di genere.
Ma Kirk non dibatteva solo di temi di natura sociale o economica: tanti dei suoi interventi erano legati anche all’evangelizzazione, che egli promuoveva attraverso questioni dirimenti come l’aborto o il genere. Per Kirk la fede era addirittura più importante della sua stessa famiglia e della patria, come scrive in un suo post su Instagram del 1° settembre, qualche giorno prima del suo assassinio: ≪God, family, country. In that order≫ (Dio, famiglia, patria. In quest’ordine).
Una personalità senza dubbio capace di attrarre perché polarizzante, in un’epoca che sembra aver dimenticato che le questioni spesso sono fatte più in scala di grigi che non in bianco e nero. La stessa sua morte ne è la tragica conferma: sebbene l’uccisione di Charlie Kirk non sembri motivata da questioni politiche – il ventiduenne Tyler Robinson non è infatti legato ad ambienti della sinistra radicale, e i riferimenti presenti sui bossoli non sono stati correlati a una particolare vicinanza ideologica a un partito, quanto piuttosto alla cultura dei meme presenti nel mondo online, di cui lui era avido frequentatore4 – la dinamica sembra raccontarci di una società non più in grado di tollerare la diversità dell’altro, tanto che le divergenze di pensiero diventano occasione di scontro, purtroppo anche violento.
Per quanto si possa essere vicini o lontani dalle modalità con cui Kirk agiva, restano però indubbi alcuni suoi meriti: in primo luogo l’aver messo i giovani al centro, facendo sì che sentissero l’urgenza di entrare nel dibattito pubblico – sia che fossero d’accordo sia che non lo fossero –, di dire la propria, di essere protagonisti, insomma; poi, l’aver intercettato un evidente bisogno dei giovani di confrontarsi anche su questioni religiose, di avvicinarsi a tematiche di cui si sente poco parlare, se non in ambienti specifici. Non stupisce, date queste premesse, che la popolarità degli account legati alla sua persona o alla sua fondazione, già a poche ore dalla sua morte, sia cresciuta in maniera significativa:
«L’account Instagram principale di Kirk ha aggiunto 3,5 milioni di follower dall’assassinio; l’account TikTok del suo podcast ha guadagnato più di 1,5 milioni di follower; e la sua pagina Facebook principale ha aggiunto più di 2,3 milioni di follower. [...] Su YouTube, il canale principale di Kirk ha ora 4,5 milioni di iscritti, rispetto ai 3,8 milioni prima di essere ucciso. Anche il pubblico di YouTube per la sua organizzazione Turning Point USA è cresciuto, con 3,6 milioni di abbonati ora, rispetto ai 3,3 milioni»5.
Ad oggi questa crescita non si è arrestata. Ma anche al di fuori dei suoi canali ufficiali la notizia del suo assassinio ha catalizzato l’attenzione pubblica: c’è chi ha gioito, esultando e festeggiando per la morte dell’uomo (cosa che negli Stati Uniti sta portando a molti licenziamenti e segnalazioni ai datori di lavoro6), chi lo compiange, chi lo critica e chi lo osanna, primo piano in una vertigine di post che hanno sfruttato singoli aspetti della vita di Kirk, servendosi della sua figura per portare avanti diverse battaglie ideologiche.
Dei social, o della strumentalizzazione di una morte
Dopo la morte di Kirk, infatti, sui social sono circolati diversi contenuti, la maggior parte dei quali a sfondo religioso o politico, le due grandi traiettorie su cui si muoveva l’attivista.
Per quanto riguarda la prima, hanno iniziato a circolare vari post con scopo apologetico: uno di questi rappresenta Kirk con l’aureola e la citazione di San Paolo «Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1,21); in un altro, Kirk e Gesù, entrambi di spalle, guardano una folla che si stende a perdita d’occhio: Kirk si rammarica di non aver potuto portare ancora più seguaci a Cristo a causa della sua morte, ma Gesù gli risponde che, proprio grazie a essa, non ha idea di quanti ne abbia guadagnati; c’è perfino chi lo ha tratteggiato come un santo, accostandolo a Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, recentemente canonizzati7. Insomma, Kirk è assurto al rango di martire e santo. Eppure, nonostante alcuni cattolici molto seguiti sui social dichiarino di non aver visto nelle sue parole discorsi d’odio, sicuramente la sua dialettica non lasciava spazio a toni conciliatori, specialmente su questioni relative all’immigrazione o all’apertura alle minoranze.
The Guardian, in un articolo del 12 settembre, raccoglie alcune sue affermazioni che non andrebbero ignorate: ≪If you’re a WNBA, pot-smoking, Black lesbian, do you get treated better than a United States marine? – The Charlie Kirk Show, 23 January 2024 (Se sei una lesbica nera, fumatrice di marijuana e ti iscrivi alla WNBA – Women’s National Basketball Association –, vieni trattata meglio di un marine degli Stati Uniti?) If I’m dealing with somebody in customer service who’s a moronic Black woman, I wonder is she there because of her excellence, or is she there because of affirmative action? – The Charlie Kirk Show, 3 January 2024 (Se ho a che fare con una donna nera idiota che lavora nel servizio clienti, mi chiedo se sia lì per la sua eccellenza o per l’affirmative action)»8.
Affermazioni che hanno innescato vari commenti sulle piattaforme online, coinvolgendo un vasto pubblico, non solo statunitense. In Italia, se il mondo degli influencer si è esposto in modo di volta in volta più o meno esplicito, equilibrati sono apparsi i commenti sulla stampa cattolica.
I politici italiani, invece, non hanno perso tempo a strumentalizzare la vicenda, come si può leggere in un post su Facebook dell’11 settembre in cui l’onorevole Pillon accosta la figura di Kirk allo stesso Gesù Cristo: «Nel frattempo sui social e nei talk show in centinaia di migliaia nel mondo delle ideologie liberal, giustificano, ridono o dicono che se l’è cercata e i parlamentari dem, mostrando il vero volto della sinistra, rifiutano di tenere un minuto di silenzio in sua memoria. Andò così anche con Gesù, condannato per le sue parole, messo a morte, deriso e umiliato mentre era in croce. Charlie ora è in Cielo, e – come da sua richiesta – lo vogliamo ricordare per il coraggio della sua fede. Mentre la battaglia spirituale contro le forze del male infuria e la violenza avanza, i santi e i martiri sono qui tra noi. Charlie è uno di loro». Tra le altre dichiarazioni spicca quella della nostra Presidente del Consiglio. Meloni intreccia polemiche con (presunti) esponenti di sinistra e utilizza la vicenda Kirk come l’ennesima occasione per parlare di sé, per mostrare – ancora una volta – il proprio posizionamento ideologico.
Comprensibile, certo, anche se non si può pensare di giudicare con lenti squisitamente italiane fenomeni culturali d’oltreoceano: ci starebbe stretto, infatti, quel binarismo assoluto su cui si muove l’opinione pubblica cattolica o più in generale cristiana statunitense, che vota in modo profondamente diverso dal nostro. I cattolici italiani, invece, non essendo ascrivibili più a un partito che a un altro, hanno la possibilità di lasciarsi interrogare in diversi modi sulla vicenda Kirk, che in effetti ha attratto moltissimo gli italiani: si è spinti a domandarsi qual è il confine tra testimonianza e proselitismo, come e con quali parole farsi prossimi agli altri, che confine c’è tra fede e appartenenza a un partito.
Questioni che in effetti ci riportano alla famosa scelta religiosa compiuta dall’Azione Cattolica, che nel documento finale della IV Assemblea generale del 1980 dichiara: «La scelta religiosa, superando ogni riduzione intimistica e disincarnata della fede e ogni tentazione integralista, impegna l’Associazione ad essere luogo di educazione ad una matura coscienza civile dei laici, rifiutando ogni gestione diretta di progetti politico-sociali»9. Una matura coscienza che rifiuta ogni ideologizzazione, ogni semplificazione a favore delle masse; una coscienza che impone uno sguardo aperto alla realtà sociale, che non vuol dire cadere in un relativismo senza morale, ma riconoscere che siamo cristiani qui e ora, ciascuno con la sua identità, con il cuore aperto all’incontro con il Signore, consapevoli di dover cambiare rotta là dove lo Spirito ce lo suggerisce, ma con le mani impastate nella storia.
Note
1 «We are committed to identifying, educating, training, and organizing students to promote freedom», come possiamo leggere sul sito ufficiale, nella sezione about us (https://tpusa.com/about/ ).
2 Ne ha parlato in un recente articolo pubblicato sulla piattaforma Substack il 12 settembre 2025 – Chi era Charlie Kirk, il volto presentabile e spietato del trumpismo – il giornalista Leonardo Bianchi (https://selvaggialucarelli.substack.com/p/chi-era-charlie-kirk-il-volto-presentabile?utm_source=publication-search ).
3 La traduzione è mia. Il video dei dibattiti da cui ho preso questi esempi è visionabile su YouTube al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=tZUrBpNle20
4 Per approfondire, si legga l’articolo della social media strategist e divulgatrice Serena Mazzini, Per capire l’omicidio di Charlie Kirk bisogna conoscere i meme e i videogame, pubblicato sulla piattaforma Substack il 15 settembre 2025 (https://selvaggialucarelli.substack.com/p/per-capire-lomicidio-di-charlie-kirk?utm_source=publication-search ).
5 https://www.agi.it/estero/news/2025-09-14/charlie-kirk-follower-visualizzazioni-morte-33148534/ , 14 settembre 2025.
6 https://www.ilpost.it/2025/09/16/charlie-kirk-licenziamenti/
7 L’immagine si trova facilmente sui social; tuttavia segnalo che la prima volta in cui ne ho sentito parlare è stato su un articolo della giornalista Elisa Belotti, pubblicato sulla piattaforma Substack, il 18 settembre 2025, La morte di un martire (https://quarantasette.substack.com/p/la-morte-di-un-martire?fbclid=PAQ0xDSwM42jxmdHNoAzi2dmV-4dG4DYWVtAjExAAGnDFvLkQw9hHKNR_VeH1IBXscpBGKY21uDrNEMPun7ntfxCebVi2idxOsdhjw_aem_7BoexcwYn896oJFHaj_-sA ).
8 https://www.theguardian.com/us-news/2025/sep/11/charlie-kirk-quotes-beliefs
9 Azione Cattolica Italiana (a cura di), Costruire la comunità ecclesiale da laici per animare da cristiani la società italiana. Atti IV Assemblea Nazionale, Ave, Roma 1980, p. 91.

