Cristiani e politica La logica evangelica seme per il bene comune
Finito il tempo dei collateralismi (e degli integrismi), in che modo il Vangelo può illuminare oggi le scelte politiche?
Finito il tempo dei collateralismi (e degli integrismi), in che modo il Vangelo può illuminare oggi le scelte politiche?
Una riflessione sull’uso politico della religione e la sua inevitabile strumentalizzazione si rende necessaria in tempi che vedono fenomeni di questo tipo diffusi in tutto il pianeta, al punto da apparire quasi strutturali. Fenomeni che suscitano maggiori attenzioni quando sorgono o si trasformano in movimenti politici che si richiamano esplicitamente alla religione nel loro agire e creano condizioni di chiusura, di conflitto e di esclusione. Con rischi evidenti di frammentazione interna e di destabilizzazione anche internazionale.
La campagna per l’elezione del nuovo Parlamento italiano (settembre 2022) è ormai alle spalle. Ma non sembra superfluo rievocarla, insieme con gli eventi ad essa successivi, perché l’una e gli altri sono rivelatori della non esaltante qualità culturale del quadro politico nazionale – e della classe dirigente che ne è interprete –, da tempo denunciata sia dagli analisti sia dal cittadino medio, a prescindere dalle diverse e legittime posizioni politiche personali.
La riflessione su “l’eterno nel quotidiano” fa i conti con una asimmetria: si dice “quotidiano” ciò che è alla mano, mentre “eterno” esprime una dismisura; l’uno è l’ovvio, l’altro l’inaudito. Nello stesso tempo, avvicinati, i due termini sembrano richiamarsi, rincorrersi, in modo inquieto.
Indagini sociologiche, ma anche percezioni prescientifiche, attestano che il senso della “cosa comune” è andato gradualmente erodendosi negli ultimi decenni, benché in alcune tragiche circostanze riemerga, anche solo per tempi brevi: l’iniziale reazione alla pandemia e alla guerra in Ucraina testimoniano che la solidarietà non è morta.
«La democrazia è decisamente sopravvalutata», recita una delle frasi preferite di Frank Underwood, l’immaginario presidente degli Stati Uniti protagonista della serie televisiva House of Cards. Ed è davvero difficile trovare una formula che in modo più efficace restituisca la portata della sfiducia che attraversa le nostre società e che mina in profondità le stesse basi delle nostre istituzioni.
L’ attuale discussione intorno alle prospettive di una promozione della sinodalità nella Chiesa non di rado si annoda intorno all’asserto, spesso assunto a una sorta di dogma indiscutibile: La Chiesa non è una democrazia. Eppure è facile controbattere: Ma neppure è un’autocrazia! Per quanto il papato abbia sfiorato qualche volta, nel corso della storia, il rischio di trasformarsi in un potere autocratico, questo in realtà non è mai avvenuto. Non ha avuto affatto questo significato la definizione dell’infallibilità del papa emanata dal Concilio Vaticano I.