Dossier

La comunità: luogo dell’esperienza credente

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Per affrontare il tema del ruolo della comunità nella vita di fede sembra opportuno premettere qualche breve osservazione sulla dimensione comunitaria dell’essere cristiani. Infatti, per quanto la fede sia un’esperienza radicalmente interiore, decisa dalla libertà di ciascuna/o e giocata là dove risiede il mistero più profondo della persona, essa è anche costitutivamente comunitaria. Chi crede nel Vangelo sa di averlo ricevuto e di essere chiamata/o a testimoniarlo: in questo modo la condivisione della medesima esperienza è tutt’uno con l’esperienza stessa.

Camminare insieme, al tempo dell’incertezza

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Nella celebre Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams si esigono «aree di dubbio e d’incertezza rigidamente definite». Sembra la battuta di un umorista inglese che abbia esagerato con la birra al pub dell’angolo, ma è fisica quantistica per principianti, come il gatto di Schrödinger che è nello stesso tempo vivo e morto, a seconda del luogo di osservazione. Se incertezza dev’essere, che sia allora inquadrata, incasellata, codificata. Perché essa genera disordine e ansia.

Tra Benares e Gerusalemme. Cristianesimo e religioni orientali

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La luce viene da Oriente. L’esperienza fisica si è trasformata presto in esperienza “spirituale”. Il sorgere del sole è diventato, nei popoli segnati dal cristianesimo, il sorgere del Sole. L’antica liturgia battesimale e la struttura degli antichi battisteri lo richiamavano: scendere nell’acqua da Occidente e risalire verso Oriente significava aprirsi alla Luce che è Cristo, come soprattutto nel Vangelo di Giovanni si confessa fin dall’inizio (cfr. Gv 1,9).

Della vita e della morte

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Un filosofo-zoologo come Helmuth Plessner ha definito il Novecento come il secolo connotato dalla vita, considerando questa come la parola redentrice di quel secolo. Ma accanto a lui c’è anche chi lo ha pensato come un tempo oscuro e contrassegnato solo dai peggiori eventi che l’umanità abbia mai conosciuto e, quindi, un secolo di morte.

Scienza e futuro

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Dossier - Scienza e futuro

Riflettendo sulle vie che portano alla verità, così scrive Platone (Fedone, 85 C-D): «Trattandosi di questi argomenti, non è possibile se non fare una di queste cose: o apprendere da altri quale sia la verità; oppure scoprirla da se medesimi; ovvero, se ciò è impossibile, accettare fra i ragionamenti umani quello migliore e meno facile da confutare, e su quello, come su una zattera, affrontare il rischio della traversata del mare della vita; a meno che si possa fare il viaggio in modo più sicuro e con minor rischio su più solida nave, ossia affidandosi ad una divina rivelazione».

Cristiani ed ebrei

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Perché un Dossier dedicato al rapporto tra cristiani ed ebrei? Di fronte al riemergere di atteggiamenti antisemiti sembra utile prendere consapevolezza del cammino compiuto nelle relazioni tra gli appartenenti alle due religioni. Conoscere la storia serve non solo a purificare la memoria, riscoprendo origini comuni, ma pure a elaborare antidoti nei confronti di risorgenti contrapposizioni.

Cosa ci fa comunità?

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Cosa ci fa comunità? Quando abbiamo programmato questo Dossier non avremmo mai pensato che questa domanda potesse risuonare con tanta intensità nelle nostre giornate, nell’ordinarietà dei comportamenti e dei gesti. La situazione surreale in cui si trova il nostro paese a motivo del diffondersi dell’epidemia ci spinge a chiederci ancora di più: che cosa ci tiene insieme? A partire da che cosa possiamo sentirci una comunità, da che cosa nasce la trama di relazioni che ci identifica e ci consente di riconoscerci?

Corpo e salvezza

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Ammaestrato, addomesticato, educato, il corpo umano resta il medium più potente, la “tunica di pelle” che porta i segni – le stigmate – della dominazione o della liberazione. E si fa linguaggio. Perché il corpo, tutto il corpo, non soltanto la lingua, parla. Dice chi siamo e chi vorremmo essere. Quali sono le nostre ferite e le cicatrici. Quali i tentativi di rimodellarlo, di nascondere o di annullare, come in un’opera barocca, il trionfo del tempo e del disinganno.

Il potere della comunicazione

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Papa Francesco, nel suo Messaggio alla 53ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, coglie bene un tratto caratteristico e peculiare del nostro tempo, quando ci avverte che «l’ambiente mediale oggi è talmente pervasivo da essere ormai indistinguibile dalla sfera del vivere quotidiano».

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