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Ordine dal disordine. Una quasi parabola per i nostri tempi

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Non possiamo far finta di nulla. Tutti, chi più chi meno, abbiamo la spiacevole sensazione di vivere un periodo di grande instabilità che, mentre accentua nei singoli un senso di incertezza e di timore, scatena nella società uno stato palpabile di precarietà e di diffusa preoccupazione. La dolorosa ferita inferta dal Covid era ancora sanguinante quando sono sopraggiunti, violenti, gli sconquassi umanitari e socio-economici della guerra in Ucraina.

Fuoco, acqua, luce. La divinizzazione dell’uomo nel pensiero dei Padri greci

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A che cosa somiglia un mondo senza la morte, un mondo in cui basta un bagno «rigenerante» (sic) in una vasca speciale per fermare l’invecchiamento? Provano a raccontarlo gli autori di Ad Vitam, serie televisiva di successo prodotta dalla rete franco-tedesca Arte (novembre 2018). Ed è un mondo lugubre, tetro, popolato da vecchi con l’aspetto di quarantenni e da bande di adolescenti che aspirano al suicidio come forma di protesta e di liberazione dalla noia, dalla routine, dal vuoto di ideali, dalla mancanza di uno scopo, di un senso.

Don Milani, permanente "signum contradictionis"

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Il centenario della nascita di don Lorenzo Milani (Firenze, 27 maggio 1923) sta moltiplicando dibattiti e scritti su di lui, per altro, numerosi anche negli ultimi anni. Non v’è dubbio: egli è stato figura singolare, geniale, divisiva. E divisivo continua ad essere. Un autentico “signum contradictionis”. Ancora oggi la sua vicenda suscita contrapposizioni nette: pro o contro. Con il rischio di tirarlo, nuovamente, da una parte o dall’altra, classificandolo sotto etichette di comodo, semplificatrici.

Cosa ha ancora da dirci il sacrificio di Jan Palach

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Jan Palach nacque l’11 agosto 1948  e morì a Praga, 19 gennaio 1969, dandosi fuoco per protesta contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, invasione che, iniziata il 5 gennaio 1968, soffocò con la forza delle armi, il tentativo di creare in quel Paese uno Stato che, senza rinnegare le conquiste sociali fino ad allora realizzate (pur non senza difficoltà e momenti di grave crisi economica), le integrasse con i diritti di libertà civile e politica, fino ad allora negate dal dominio che l’Unione Sovietica esercitava sui paesi sotto il controllo dell’URSS (il cosiddetto “blocco sovietic

Rigenerare il lavoro e le sue virtù

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Il lavoro è in crisi. Non è la prima volta che si discute sulla sua tenuta. Di «fine del lavoro» se ne parlava già il secolo scorso, oggi c’è chi teme che stia per scomparire a causa dei robot e dell’intelligenza artificiale. D’altro canto la storia insegna che l’innovazione ha sempre generato fenomeni di disoccupazione tecnologica. Quel che deve preoccupare di più probabilmente non è allora questo ma la natura della crisi che il lavoro attraversa, che è di senso e significato.

Desideri senza felicità, felicità senza desidero

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L’adolescenza è la terra natia del desiderio. È ai suoi fasti e ai suoi auspici che ritornano l’adulto o il vecchio nei momenti in cui la vita non cessa di esporli alle sue incognite o alle vertigini dell’inatteso, quando si tratta di misurare la tenuta del proprio desiderio. Il desiderio conosce stagioni diverse, ognuna con la sua tavolozza di colori e sfumature, ma indubbiamente la giovinezza presenta a questo riguardo un’incomparabile intensità di gradazioni.

Le parole del Sinodo: “famiglia”

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Se la sinodalità esprime la natura della Chiesa e la Chiesa è famiglia di famiglie (AL n. 202), potremmo dire che, in qualche modo, proprio lo stile della sinodalità è quello che caratterizza (o dovrebbe caratterizzare) ogni singola famiglia. Esistono infatti, provando a non forzare troppo l’immagine, vari elementi che permettono di mettere in relazione queste due parole, sinodo e famiglia, e che ci spingono a considerare quest’ultima, allo stesso tempo, come riflesso e soggetto di sinodalità.

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